16/03/2020

In memoria di Vittorio Gregotti

Non è facile riassumere in poche righe l'importanza di Vittorio Gregotti.

Ci lascia un patrimonio di progetti e di scritti che testimoniano l’impegno profuso in ogni campo, professionale e accademico, a tutte le scale, con un rigore caratterizzato da un’unione inscindibile tra teoria e pratica.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di essere stato suo studente ricorderà sempre la sua mente agile e veloce, l’intelligenza acuta ed osservatrice e il suo eccezionale entusiasmo per l’architettura. Una chiarezza mentale che fa sì che alcune pagine de Il territorio dell’architettura e dei suoi editoriali su Casabella, siano ancora di stringente attualità, in alcuni casi premonitrici, ad esempio nell’intuizione delle insidie del“pluralismo volgare”.

Le sue esortazioni ad una “semplicità conquistata attraversando la complessità del reale senza schematizzarla”, a “soffrire la realtà” e a tenere alto lo sguardo senza trascurare di “guardare piccolo, tre le cose”, sono alla base del progetto didattico della nostra scuola, che infatti lo invitò alla conferenza inaugurale dell’estate del 2002.

Ci ha insegnato a svolgere il lavoro dell’architetto con passione e senso del dovere, con attenzione e precisione, ma soprattutto attraverso una concezione ampia della progettazione, in cui l’architettura è sempre manifestazione di una coscienza critica. Un’idea che ha sempre portato avanti con coraggio, talvolta controcorrente, perseguendo in ogni progetto e in ogni scritto la ricerca di un fondamento.

Proprio questo principio, solo apparentemente inattuale, nel prossimo futuro sarà un punto di partenza irrinunciabile per far fronte ai compiti che ci attendono.