02/07/2019
Mozione del DADU sulla libertà di insegnamento
Mozione del DADU sulla libertà di insegnamento
Il Consiglio di Dipartimento del 29 giugno 2019 del DADU desidera esprimere pubblicamente la propria preoccupazione per la sanzione disciplinare – revocata o meno – che ha recentemente coinvolto la professoressa Rosa Maria Dell'Aria, dell'Istituto Industriale “Vittorio Emanuele III” di Palermo. La professoressa è stata accusata di non aver vigilato adeguatamente su una ricerca che alcuni suoi studenti stavano conducendo in vista della giornata della memoria, e in cui venivano ravvisate somiglianze storiograficamente ponderate fra episodi di discriminazione e persecuzione avvenuti in Europa negli anni Trenta e Quaranta del Novecento ed alcuni provvedimenti governativi che caratterizzano l’Italia dei nostri giorni, fra cui in particolare alcuni aspetti del cosiddetto “Decreto Sicurezza” recentemente emanato dal governo italiano riguardo ai migranti (4 ottobre 2018), e tramutato in legge (n. 132) il 1 dicembre 2018.
L’idea che una burocrazia solerte possa sanzionare per via amministrativa il pensiero critico di studenti e insegnanti insidia una delle più fondamentali libertà tutelate dalla nostra Costituzione, che all’articolo 33 recita: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Se dovesse passare il principio secondo cui un insegnante è sanzionabile ogni qual volta un suo studente, autonomamente, esprima in un compito, un elaborato o una prova artistica di qualche tipo un contenuto che, pur essendo non offensivo, risulti però politicamente sgradito a una qualche autorità, ne deriverebbe una evidente messa in discussione della libertà di insegnamento e della stessa libertà di pensiero, che è a sua volta tutelata dall’articolo 21 del dettato costituzionale: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Il modo specifico in cui la sanzione è stata comminata desta ulteriori preoccupazioni sulla pericolosità dell’intrusione della politica nella scuola e nell’università. La vicenda è infatti giunta all’attenzione del Ministero dell’Istruzione mediante un messaggio inviato sui social networks da un attivista politico in disaccordo con le analogie proposte da alcuni ragazzi. Ne è seguito un tweet minaccioso da parte della Sottosegretaria ai Beni Culturali (“Andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere”), e quindi l’avvio dell’ispezione da parte dell’Ufficio scolastico provinciale di Palermo, che a conclusione dei suoi accertamenti ha sospeso l’insegnante perché non avrebbe sorvegliato e opportunamente censurato la ricerca degli studenti.
Questo Consiglio ritiene, al contrario, che compito degli insegnanti non sia produrre censure, ma fornire tutti gli strumenti adeguati per sviluppare un pensiero critico, argomentativo, dialogico e libero riguardo a ogni tema o questione affrontati (ovviamente nel rispetto delle posizioni altrui ed evitando di recare offesa ad alcuno).
Nel deprecare quanto accaduto, e nel sottolineare la sua gravità, chiediamo agli organi di governo dell’Ateneo e in particolare al Magnifico Rettore di adoperarsi, anche con la mediazione della CRUI, affinché il mondo universitario del nostro paese si esprima con convinzione su questa vicenda, e ribadisca anche in sede ministeriale e di governo la imprescindibilità della libertà di insegnamento, di ricerca, di espressione e di pensiero, al riparo da quasiasi censura e sorveglianza o pressione politica.